Gli inquinanti entrano nel cervello, scienziati scoprono milioni di microparticelle nei tessuti
9 Settembre 2016

Milioni di minuscole particelle di inquinanti all’interno di campioni di tessuto cerebrale. E’ quello che risulta da uno studio condotto dalla Lancaster University (Regno Unito) e pubblicata sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’ (Pnas). In buona sostanza lo smog entra nel cervello. Secondo i ricercatori si tratta di una scoperta “estremamente scioccante”, che solleva una serie di nuove domande circa i rischi dell’inquinamento atmosferico per la salute. Finora, infatti, le indagini degli scienziati si erano concentrate sull’impatto che l”aria avvelenata’ può avere sui polmoni e sul cuore. Ma la nuova ricerca sembra suggerire come anche il cervello sia a rischio ‘intossicazione’ e fornisce la prima prova del fatto che microparticelle di magnetite, che possono derivare dall’inquinamento, riescono a farsi strada al suo interno.

Il team ha analizzato campioni di tessuto cerebrale di 37 persone. Fra queste, 29 di età compresa fra 3 e 85 anni hanno vissuto e sono morte a Città del Messico , notoriamente ‘zona calda’ per quanto riguarda i tassi di inquinamento. Le altre 8, con età da 62 a 92 anni, provenivano invece da Manchester e alcune erano morte con malattie neurodegenerative a diversi livelli di gravità.

I timori legati alla scoperta riguardano il rischio di Alzheimer: da un lato lavori precedenti condotti su cellule cresciute in laboratorio hanno suggerito che l’ossido di ferro è presente nelle placche proteiche che si ritiene giochino un ruolo nella malattia ‘ruba-ricordi’, oltre a generare composti reattivi chiamati radicali liberi, in grado di uccidere le cellule nervose. Dall’altro, studi sulla popolazione hanno messo in evidenza che le persone che vivono vicino a strade trafficate hanno un rischio maggiore di declino cognitivo in età avanzata.

Ma le prove sono ancora carenti e gli esperti sono cauti su un eventuale correlazione. Lo studio in questione non entra nel merito. Si è aperto, però, uno nuovo campo d’indagine per capire se le particelle di magnetite stanno causando o accelerando malattie neurodegenerative.