Le insidie del vecchio colpo apoplettico
20 Aprile 2016

Più di 200.000 casi ogni anno in Italia;  terza causa di morte nei paesi industrializzati:  più frequente tra gli anziani: 75% dei casi ha dai 65 anni in su; causa frequente d’invalidità dell’età adulta; più frequente tra asiatici, africani e caraibici.  Questa in breve  l’epidemiologia dell’ictus (una volta si parlava di colpo apoplettico) che sta a indicare una perdita di funzione del cervello, causata da un insufficiente apporto di sangue a un’area più o meno estesa dell’organo. Senza questo apporto sanguigno fondamentale, il tessuto cerebrale comincia a morire per l’assenza di ossigeno e nutrienti. I principali fattori di rischio sono rappresentati dall’ipertensione, dall’aterosclerosi, dal fumo di sigaretta e dall’abuso di alcool. Prima si agisce con le appropriate contromisure e minori saranno i danni cerebrali. Nella grande maggioranza dei casi  l’ostacolo al flusso ematico responsabile dell’ictus è, infatti, determinato dalla presenza di un coagulo (trombosi), di un suo frammento staccatosi dall’arteria in cui si è formato (embolia), oppure dalla rottura di una parete arteriosa (emorragia). Esiste anche un’altra particolare forma di ictus ischemico, detta attacco ischemico transitorio (TIA). I sintomi, con cui quest’ultimo si presenta, sono del tutto simili a quelli dell’ictus ischemico (tant’è che non è possibile distinguerli se non con una diagnosi precisa); l’unica differenza è che tali sintomi, anziché essere permanenti come nell’ictus, si esauriscono dopo poco tempo (ecco perché si definisce transitorio).